BREVI CRITICHE

 

".....Ermanno dipinge con il colore del sangue. Con una scrittura inselvatichita che vorrebbe diventare carezza, come il barbaro che sogna di addomesticarsi. Sulle tracce di Caravaggio, di Soutine, ma anche, al contrario dei maestri fiamminghi, egli vuole trovare, attraverso le antiche leggi della Pittura, posate qui, la folgorazione estrema di un gesto, di un odore, d'un grido, di un'emozione offerta" (S. Chaine).

Galleria La Bussola, 1996, Torino

 

 

"...figlio dell'ultimo naturalismo novecentesco, Barovero recupera, come i suoi padri, il Seicento rembrandtiano, dei pigmenti applicati a pasta alta, densa e magmatica,a generare impasti per "slittamento", sulla tela verticale,dei pigmenti e degli oli; ripensa, da un lato, al ritmo di tocchi e sfregazzi di certe sete velazquene, ma anche alla lividezza delle carni di sante e martiri" ( F. Fanelli)

Galleria Carlina, 2001,Torino

 

 

"....il lavoro di Barovero non è mai concluso ed il messaggio che vi manda dovrà cambiare a seconda del vostro stato d'animo; sarete un po’ voi a continuare il lavoro dell'artista. I quadri, in questo caso quelli di Ermanno, non sono a mio avviso opere chiuse che si esauriscono alla prima lettura, ma continueranno a parlare linguaggi diversi proprio a seconda di come voi vi sentite nel momento in cui li guarderete" ( F. Casorati).

Galleria Prati, 2004,Palermo

  

 

Nella rapida successione dei colpi di spatola si libera il sentiero dell'intricato rincorrersi di una mediterranea vegetazione o acquista sostanza il cielo nelle stratificazioni cromatiche,atmosfere in divenire da cui filtrano suggestioni ottocentesche, da Constable a Turner a Bocklin. Il colore diventa sonoro. (C. Orlando)

Galleria Prati, 2006,Palermo

 

 

Non è visione aperta, anche se si spinge lontano: nell’esperienza ogni distacco o allontanamento è vissuto come immersione, così che protagonista è l’interiorità. Il cielo è tempestoso, lacerato, ha nuvole grevi, con luci che tendono ad esaurirsi. Si perde l’identità di un luogo che possa essere il nostro luogo… Certo, vitalità, prontezza, intuizione penetrante, ma in tutto il lavoro di Ermanno penetrano inquietudine, pensosità, senso di sbarramenti e di estinzione. Sono motivi di approfondimento, di reazione creativa, di netta esclusione di ogni compiacimento formale. Le difficoltà, le contraddizioni, le incertezze sono qualità che si fanno poesia. Poesia dolente nelle pittura e nella scrittura in versi… Tutta l’opera di Ermanno richiede grande attenzione, un lungo stare insieme, un muoversi fra forme, colori, variazioni di piani e di luci perché nell’empatia si superi la facile e falsa impressione di esuberanza e di ostentata sicurezza. E questo colpisce: si tratti di produzione tridimensionale o di pittura, nella vitalità tormentata c’è un costante bisogno di cose positive, belle, dolci. E’quanto nota Stani Chaine: “Ermanno Barovero vuole ritrovare l’amore nella lacerazione e nella ferita che per lui, diverranno infine dolci e belle”.  Ma non definitivamente. Presentazione della mostra personale del 1996 a La Bussola di Torino.. (F. De Bartolomeis)

Casa delle Culture e galleria La Bussola – Cieli di Confine, 2008, Cosenza